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L’immagine del desiderio

By 7 Gennaio 2022 5 Marzo, 2023 No Comments

L’immagine del desiderio

Carlotta Rondana

Forse ce lo siamo chiesto tutti cosa sia quell’irrequieta sensazione che ci muove verso qualcuno, una voglia di accorciare la distanza tra se e l’altro.
Desideriamo un gelato, un piatto di pasta, una passeggiata lungo il fiume in un giorno di sole e lo desideriamo perché abbiamo una necessità di appagamento, dalla ricerca di qualche cosa che in quel momento è nell’oggetto desiderato.
Quest’ultimo non sempre è lo stesso e in diversi momenti della vita si può avere desiderio della stessa cosa ma per motivazioni differenti.

 

Non troppo diversamente si volge il desiderio verso una donna o un uomo la cui immagine rappresenta un’idea, i cui modi ci muovono una sensazione.
Tendiamo verso l’altro, per conoscerlo, per rubare una bellezza che vogliamo ci appartenga e che gli riconosciamo, per poter imparare quel movimento che l’altro fa e che ci piace tanto.
Il tempo e le esperienze cambiano l’immagine di noi e degli altri e questo cambiamento può farci piacere ciò che prima non aveva la nostra attenzione o toglierla a ciò che era nostro desiderio fino a quel momento.

 

L’importanza del desiderare si traduce in una ricerca di definizione dell’immagine di noi e che non potrebbe avvenire se non in relazione a ciò che abbiamo intorno.
La capacità e il modo di rapportaci con l’esterno, con l’estraneo, con il diverso ci determina ed è materia per ogni cambiamento.
A differenza della fortuna che cieca dona il sorriso “a chi la tocca”, il desiderio deve vederci benissimo, per un rapporto sano ed è trainante per la nascita di un rapporto amoroso.

 

Spesso però, soggiogati da un’apparenza, da un modo effimero ma convincente e seducente dell’altro, poggiamo lo sguardo senza prenderci la responsabilità di guardare e ci raccontiamo una dimensione umana che ci piacerebbe ma che non corrisponde alla realtà.
Molti si sono danneggiati dando fiducia ad un’immagine apparentemente calda, accogliente, soddisfacente e questo è stato ed è possibile perché sono tante le possibili mancanze in un’esistenza che non indaga se stessa, che non sperimenta. Così di fronte a qualche cosa di nuovo, inaspettato, per quanto banale, decidiamo di credere in maniera dogmatica e chiudiamo gli occhi ad evidenze che non dovrebbero essere trascurate.

 

Chi prima e chi dopo, talvolta con l’aiuto di terzi, riemerge da questo sonno senza sogni e ci troviamo a dover affrontare le conseguenze della cecità che tragicamente ha portato a delle rovine a causa di una complicità con il nostro carnefice.

Carlotta Rondana

È nata a Roma nel 1989. Laureata in scienze politiche e relazioni internazionali è attrice formata al KostantLee studio con la coach Ilza Prestinari. Attrice di teatro di strada e ballerina professionista di tango argentino, comincia presto a lavorare in teatri di tutta Italia dal 2011 ad oggi. Per il cinema lavora come attrice con Pasquale Squitieri, Paolo Sorrentino e Ferzan Ozpetek. Vince il premio come miglior attrice nella sezione serie web al festival di Dublino. Negli ultimi due anni è stata impegnata in diverse produzioni cinematografiche e la casa editrice Ensamble ha pubblicato il suo primo romanzo Molo23.

Lettura consigliata
La morte paga doppio
James M. Cain
"La morte paga doppio" uscì per la prima volta a puntate sulla rivista «Liberty» – uno dei tanti pulp magazine dell’epoca – tra il febbraio e l’aprile del 1936. Quando, poche settimane dopo, Joe Sistrom della Paramount entrò nell’ufficio di Billy Wilder ingiungendogli di leggere subito quel «thriller su una donna che uccide suo marito per riscuotere l’assicurazione», ignorava di avere innescato, oltre alla lavorazione di un grande film quale La fiamma del peccato, un’inesauribile vena di leggende. Come quella del curioso record stabilito da Wilder stesso, che divorò il romanzo di Cain in cinquantotto minuti contro le due ore, cinquanta minuti e sette secondi indicati dalla rivista come tempo necessario alla lettura. E si potrebbe continuare a lungo, se non altro per spiegarsi il profumo di scandalo che ancora oggi avvolge questo archetipo del noir, che ci attrae allo stesso modo in cui il protagonista, pur sapendo che sarebbe più prudente «mollarla come un attizzatoio rovente», è attratto dalla sua dark lady.