Bachi

Michele Baldini

Che giornata del cazzo, io lo dico sempre che quando c’è da parlare di persona per lavoro si perde solo tempo. Vabbè, metto le cuffie. L’ultimo pezzo di Lana del Rey s’intitola A&W ed è molto bello. Inizia prima di Federiga e finisce dopo Paolo Uccello. Scusate la rima. Anche Lana del Rey è molto bella. La sua ritrovata procacità incarna la bulimia dell’America, non come una bellezza nostrana, che con pari misure incarnerebbe magari l’opulenza mediterranea. Sono pensieri cis e da boomer, lo riconosco, ma tanto in pubblico non li esterno.

 

 

Questo pezzo è complesso, bello ma complesso. Se ne intuisce subito il potenziale e tuttavia non resta in mente al primo ascolto. Ma soprattutto mi rimanda alla sensazione di un abuso di ossicodone: un dolore forte, attutito prima, allontanato poi, che resta come un’eco in una bolla di stordimento che mi imprigiona e nella quale vago, palmi delle mani appoggiati al bordo trasparente, occhi a palla che vedono quello che c’è fuori con lenti flou. Comunque, a parte questa parentesi lisergica, il venerdì pomeriggio alle 5 siamo parecchio stretti sul tram. Non so se vi capita mai, ma in questi contesti mi viene spesso un leggero prurito esattamente in mezzo alle chiappe. Insomma, non sto a dettagliare. Ecco, finito il pezzo, come se avessi guarda caso assunto massicce dosi di ossicodone, mi aggredisce un ricordo, in appendice al prurito di cui sopra.

 

 

Apro un’altra parentesi. Al giorno d’oggi il verbo contraddire è usato nell’accezione più comune, cioè quella di opporre un’alternativa a un certo enunciato. Quando ero piccolo dalle mie parti veniva invece associato ai poteri (magici? Religiosi? Chiropratici? Boh) di una certa guaritrice che abitava al Molino d’Egola, una frazione del pisano, che si chiamava Gelsomina. E siccome da piccolo soffrivo di ossiuriasi, cioè dei cosiddetti “bachi del culo”, era presso Gelsomina che mia nonna prima e mia mamma poi mi portavano “a farmi contraddire”. Io ricordo poche istantanee di quelle sedute. Mi ricordo l’odore un po’ incensato e un po’ di fiori secchi o marci, lo stesso che si sente al cimitero quando si ultimano le funzioni di inumazione, un soggiorno rustico, con dell’incerato a quadrettoni rossi e bianchi su un tavolo di legno robusto, una stufa accesa, color cotto sfumato e laccata, una donnina dalla folta permanente neroviola, mani molto dure e secche, una croce bella grossa al collo e un vasino di ceramica nel quale c’erano dei piccioli rovesciati. Mi ricordo che mestolava qualcosa in un bicchiere, passava il rosario tra le dita e bum: quando tornavo a casa i bachi se n’erano andati. A quanto mi sembra di ricordare, e lo sforzo è notevole, non mi calavano nemmeno le mutande.

 

 

La Gelsomina credo sia morta, penso quando ormai sono ad Alamanni e devo scendere. In cuffia è partito in automatico un pezzo di Caroline Polachek, che non è male, però non so com’è fatta lei. La googlo. Bella donna, alta, non la conoscevo, pensavo fosse più giovane però, Wikipedia dice che è dell’85. Non so se chiamare mia mamma e sentire se lei sa se Gelsomina sia morta. Non per altro, ma questi pruriti mi si stanno riproponendo con un po’ troppa frequenza ultimamente. Mia mamma avrà adesso l’età che Gelsomina aveva allora, forse anche anche. Secondo me non si ricorda, mi toccherebbe star lì a spiegare, che poi per telefono non capisce mai una sega. Lasciamo perdere. Gelsomina sarà morta sicuramente e se non è morta non eserciterà più.

 

 

Poi andar fino al Molino d’Egola. Bisognerebbe cercare su Firenze, qualcuno ci sarà sicuramente, queste cose le fanno dappertutto anche se non lo dicono. Sì però che cerco, “contraddizione bachi firenze”? Oddio, la Bonvicini conosceva, se non erro, una tipa ecuadoriana che le faceva le unghie e parlava con i morti. Potrei sentire la Bonvicini se mi dà il numero. Però così c’è il rischio che finisca in un circolo della Wicca o peggio ancora di riti sciamanici andini. Sono quasi a casa, dovrei un attimo fermarmi al conad. Ultimamente sono dipendente da bric di latte al cacao, ne bevo una confezione da 3 al giorno, della Mukki. E mi domando: il consumo di questo tipo di bevande ha una correlazione con l’ossiuriasi?

Michele Baldini

Laureato in Storia delle Arti Visive e dello Spettacolo, si occupa di progettazione sociale e culturale. Ha pubblicato tre dischi con la band Piet Mondrian (Misantropicana, Urtovox, 2010, Purgatorio, Urtovox, 2011, Di che stiamo parlando, Borgo Allegro, 2016) e un lungo racconto, Jah Bless (Leucotea, 2016). Il suo ultimo lavoro è Firenze Estate 21 (Scatole parlanti Edizioni). Scrive articoli per il mensile culturale fiorentino «Lungarno».

Lettura consigliata
Drawing Down The Moon – Witches, Druids, Goddess, Worshippers and other Pagans in America
Margot Adler
Dalla sua pubblicazione originale, "Drawing Down the Moon" continua a essere l'unica storia dettagliata della nascente ma ancora largamente incompresa sottocultura neo-pagana. Margot Adler ha partecipato a incontri rituali e ha intervistato una variegata e colorata galleria di persone in tutti gli Stati Uniti, persone che trovano ispirazione nelle antiche divinità, nella natura, nel mito e persino nella fantascienza. In questa edizione, che contiene una guida aggiornata di newsletter, riviste, libri, gruppi e festival, Margot Adler dà uno sguardo affascinante e onesto alle esperienze religiose, alle credenze e agli stili di vita dei gruppi pagani dell'America moderna.