Compliance

Michele Baldini

«Non era una ditta di autospurghi?»

«Sì, ma da quando esiste il mercato libero si sono buttati nel settore energetico. Aspirano merda, ci fanno la corrente.»

«Ma davvero?»

«L’energia, la luce, il gas, boh, so una sega.»

«Ah. Certo che almeno il nome lo potevano cambiare, come si fa a pagare la bolletta della luce al Consorzio Spurghi Castelfiorentinesi?»

«Beh sì, ma sull’intestazione c’è solo l’acrononimo, CSC.»

«Eh, solo che quando apro la busta tiro via le prime pagine fino al bollettino, che appunto va pagato a Consorzio Spurghi Castelfiorentinesi. Altrimenti non ti avrei chiesto nulla e avrei pagato e via, come faccio di solito, per quanto immagino che la concorrenza non sia migliore, in termini di compliance

«Guarda che, parlando strettamente di compliance, non se la cavano mica male.»

«Dici te, la luce funziona…»

«E non costa un capitale.»

«Di sicuro se la tirano fuori dalle cacate della gente, possono scialare.»

«Si predica tanto delle rinnovabili…»

«Sì, infatti, vado alla posta va’.»

 

 

Salutandosi, il Gori e il Filindassi realizzano senza nemmeno dirselo (ma lo sanno, lo sanno molto bene) che il periodo in cui potevano parlare di cose intelligenti è finito. Sia perché l’uso reiterato di sostanze stupefacenti ha probabilmente paralizzato alcune funzioni cerebrali in maniera irreversibile, sia perché (già da un po’ in effetti) gli argomenti contestuali non sono un granché, in termini di coinvolgimento emotivo. Non che sia un male di per sé. Non che serva a qualcosa sentirsi emotivamente coinvolti nel fare due chiacchiere con una persona che conosci da vent’anni e con cui ti droghi malamente da altrettanto tempo. Così come è vero che ci si è sputtanati a vicenda talmente tante volte, per carità, non con cattiveria, che qualsiasi cosa si affermi non viene presa più minimamente sul serio. Resta un po’ di dispiacere. L’attualità, la contingenza, l’immediata contingenza nella fattispecie, hanno ormai preso un inarginabile sopravvento, la soglia di sopportazione reciproca è molto bassa, la riflessione astratta sempre più superficiale, svogliata. Niente più politica, arte, cultura, schieramenti di guerra e di pace, minoranze, conflitti esteriori ed interiori, che sollievo privarsene.

 

 

Ogni tanto si imparano delle parole nuove, spesso inglesi. Tipo compliance. Il termine indica in campo economico e amministrativo il rispetto degli standard normativi, qualitativi e quindi di rispetto del cliente. Ma è utilizzato anche in medicina, dove indica l’adesione del paziente alla terapia. Strana e suggestiva analogia per questa strana e suggestiva parola, che in italiano viene forzatamente tradotta in acquiescenza. E quindi viene da chiedersi, pensa il Gori nel suo tragitto dall’appartamento alle poste, nemmeno dieci minuti a piedi, da Piazza Bonsanti a Via Galliano, perché sia spesso così difficile che un paziente aderisca al 100% alla terapia prescritta dal medico. Sì è vero, ti viene paura quando ti diagnosticano un male, e lì per lì, uscito dall’ambulatorio, ti raccomandi che per forza farai e prenderai tutto quello che ti è stato assegnato, ma poi. Poi ci ragioni sopra, metti in dubbio un po’ tutta la faccenda, non ti fidi più tanto. Esci dalla doxa. E allora escogiti la terapia personalizzata. Che grossomodo è quella prescritta, ma con qualche ritocco. E se all’appuntamento successivo le cose non vanno come dovrebbero ti lamenti, dai la colpa a lui, al medico, che poi è quello della mutua che oggi si chiama in un’altra maniera ma il sunto è lo stesso: non sa, non ti ha visitato bene perché al meglio ci vuole uno specialista, e non gliene fregava nulla e si vedeva, perché ne ha mille come te avanti e dopo, e ha i pensionati che ci passano le ore e quindi continui la terapia con ancora più modifiche rispetto a quanto prescritto all’inizio, fino alla totale mancanza di compliance.

 

E anche con le compagnie di fornitura energetica, telefonica, di qualsiasi cosa, succede un po’ così, no? Solo che la perdita di compliance c’è da tutte e due la parti, sia da parte loro, cioè della compagnia, che da parte tua, cioè dell’utente del servizio. O forse siamo alle solite, non ho seguito le indicazioni e il disservizio è perlopiù causa mia, ma sto ugualmente dando la colpa a loro?

Michele Baldini

Laureato in Storia delle Arti Visive e dello Spettacolo, si occupa di progettazione sociale e culturale. Ha pubblicato tre dischi con la band Piet Mondrian (Misantropicana, Urtovox, 2010, Purgatorio, Urtovox, 2011, Di che stiamo parlando, Borgo Allegro, 2016) e un lungo racconto, Jah Bless (Leucotea, 2016). Il suo ultimo lavoro è Firenze Estate 21 (Scatole parlanti Edizioni). Scrive articoli per il mensile culturale fiorentino «Lungarno».

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Signor Dio, questa è Anna
Sydney Hopkins
Immaginatevi, nella nebbiosa Londra degli anni Trenta, un giovanotto un po' stravagante che va in giro di notte rimuginando sui princìpi della filosofia, della matematica, della fisica: si chiama Fynn. Immaginatevi, adesso, una bambina di nemmeno quattro anni che appare quasi dal nulla, che entra con dolce prepotenza nella vita di Fynn, che sa parlare come mai nessuno ha fatto prima di Dio, anzi del "Signor Dio": si chiama Anna. Ecco, avete adesso tutti gli ingredienti e i protagonisti di di una storia bella e delicata come la più dolce delle favole. Per quattro indimenticabili anni, Fynn e Anna vivono insieme in una casa piena di animali, esplorano gli angoli più impensati di Londra, e parlano: parlano di scienza, parlano della vita, parlano della natura e parlano soprattutto del "Signor Dio"; del suo amore, della sua bontà, di quello che si aspetta dagli uomini. All'età di sei anni Anna era una teologa, una matematica, una filosofa, una poetessa: se le si faceva una domanda, si riceveva sempre una risposta, a tempo debito. Ecco che cosa ha detto quando le hanno domandato che differenza c'è tra un uomo ed un angelo: "la differenza tra un uomo e un angelo è facile: la maggior parte di un angelo è dentro, la maggior parte di un uomo è fuori".