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Il viaggio del Libro Da Borsa

By 10 Dicembre 2021 11 Dicembre, 2021 No Comments

Il viaggio del Libro Da Borsa

Serena Mosso

Il Libro Da Borsa è quel libro che ti segue durante la giornata. È estremamente utile se si vive in una città fatta di attese. Se la metro non passa si prende il Libro Da Borsa e ci si immerge in qualche riga, se i minuti si accumulano la riga diventa un paragrafo, una pagina. Ed ecco che il tempo che sembrava perso non è più frustrazione, ma si fa viaggio ai margini del quotidiano corso dell’esistere. Si risparmia molta collera se si ha con sé un Libro Da Borsa. Personalmente mi ha evitato di mettere le mani addosso a un sacco di gente ritardataria. 

 

Il mio primo Libro Da Borsa mi ha accompagnato per quasi quattro anni. 

 

Tutto era iniziato a Bologna nel luglio del 2016, durante un Tenero Week End di una Storia Che Stava Finendo Ma Che Ancora Non Lo Sapeva, organizzato sotto il segno di un fastidioso terzo incomodo: gli Europei. Allora nel pub in cui fui trascinata per vedere la partita portai anche il mio terzo incomodo: il Libro Da Borsa. 

 

Di quella sera è rimasta una foto, ci sono io assorta nella lettura che do le spalle allo schermo e a tutti gli avventori atterriti, ignari del mio viaggio silenzioso. Oltre il mio tavolo impazza il secondo tempo e io appartengo a storie spezzate e amori non detti, complotti, strano e riservato sesso, finali da inventare, incastri e paradossi che molto somigliano alla me di quel tempo. Circondata da tifosi cuori azzurri infranti, Insieme e Non Insieme a loro, sto assolvendo la mia doppiezza in pagine che qualcuno ha scritto un giorno molto lontano da me, ma che sembrano rivolte a me sola. È il regalo più misterioso che un romanziere possa fare, e io lo ricevo mentre l’Italia perde ai rigori. 

 

Quello stesso Libro Da Borsa fu l’artefice di una delle mie amicizie professionali più care. Lei era la mia prima grafica. Un’aurora dalle risate sconquassanti, complessa. Anelava a violini e danze tribali, ma certe ombre passate l’avevano inceppata e lasciata guardinga. Eppure era una lettrice concentrata, e io all’epoca sapevo dare ottimi consigli letterari. Ero stata assunta in quella redazione proprio per quello. Come una piccola farmacista di un bislacco bazar scavai tra le sue preferenze, sicura che la mia diagnosi avrebbe portato al Libro Perfetto Per Quel Momento Della Sua Vita. Alla fine le consigliai proprio il mio Libro Da Borsa. La sua iniziale diffidenza era vinta.

 

Quando me ne andai per sempre dalla redazione ci regalammo dei libri.

 

Ricominciai a leggerlo nel periodo in cui scrivevo la tesi. Me lo portavo sul treno la mattina, diretta alle Teche Rai per le mie ricerche, e poi nel bistrot in cui facevo la seconda colazione prima di mettermi al lavoro. I due baristi ascoltavano spesso John Lennon mentre lavoravano, perciò avevo deciso che sarebbero diventati miei amici. Quindi ordinavo la mia cioccolata calda e poi me ne andavo in bagno, lasciando il Libro Da Borsa in bella vista sul tavolo. Speravo che lo notassero e attaccassero bottone al mio ritorno. Non mi si sono mai filati di striscio, ma in compenso ho passato una bellissima mezz’ora a chiacchierare con la signora del tavolino accanto, che leggeva anche lei mangiando il cornetto.

 

Era con me alle Teche Rai, quel mio Libro Da Borsa, mentre guardavo vecchi filmati; mentre mettevo in sarcastica pausa il faccione di Michele Santoro e correvo via, perché papà aveva fatto un incidente con la moto e stava avendo un’emorragia cerebrale in ospedale; mentre speravo – fin quasi a saperlo per certo – che tutto sarebbe andato bene, perché la famiglia di mio padre l’autodistruzione se la porta addosso, certo, ma alla fine è chi gli sta intorno che ne esce più logorato. Lei invece, la famiglia, è una malfatta dinastia che si salva sempre, e allora anche mio padre si sarebbe dovuto salvare. 

 

Forse erano le ultime ore della mia Vita Finora. 

 

Allora aprii il libro e lessi una frase a caso. “Non aveva niente a che fare con nessuno dei miei passati”. Qualche settimana dopo avrei capito quanto ogni cosa sarebbe stata diversa dal passato di chiunque altro, in Italia, nel mondo, non solo per me. Era l’inizio del 2020. 

 

Ho prestato quel mio fedele Libro Da Borsa al mio attuale compagno. È dalla pandemia che lavora come libraio, ma quando si dimenticherà di avere paura tornerà a fare l’attore. Ha iniziato a leggerlo ma poi si è fermato. Si è anche scusato, perché sa cosa significhi per me. Gli ho detto di non preoccuparsi. È evidente che per lui sia ancora un Libro Che Sta Lì E Intanto Ti Guarda. Per ora si stanno annusando. 

 

Un giorno lo chiamerà, e inizierà con lui il suo viaggio.

 

Il mestiere del Libro Da Borsa è costellato di insidie: ritrovarsi stropicciato, ingolfato di pioggia, sbriciolato di merenda, citato per farsi belli con chi si vuole affascinare, scarabocchiato. Associato a momenti di esaltazione o di dolore profondo, e per questo cercato ancora o nascosto nello scaffale più alto. Dimenticato sui sedili degli autobus. Questo accade invero più per volere suo che del proprietario: quando cioè il libro è pronto per avventurarsi nella vita di qualcun altro. 

 

Per questo una delle regole non scritte, quando si decide di avere un Libro Da Borsa, è di essere disposti a Lasciarlo Andare. 

Serena Mosso

Storica per formazione universitaria, sta ancora aspettando la lettera di ammissione a Hogwarts. Ha lavorato in teatro, nell’editoria e come fotografa. Ha un ego così sbarazzino che ha dato il suo nome a una rubrica letteraria e l’ha diretta per tre anni su una rivista. Nel tempo libero progetta giochi da tavolo e lavora al suo Grande Romanzo D’Esordio. Il suo ghostwriter è una bonsai che si chiama Virginia Woolf. Dal 2019 è giornalista pubblicista.

Lettura consigliata
Se una notte d'inverno un viaggiatore
Italo Calvino
“L’impresa di cercare di scrivere romanzi ‘apocrifi’, cioè che immagino siano scritti da un autore che non sono io e che non esiste, l’ho portata fino in fondo nel mio libro Se una notte d’inverno un viaggiatore. È un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l’inizio di dieci romanzi d’autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro … Più che d’identificarmi con l’autore di ognuno dei dieci romanzi, ho cercato d’identificarmi col lettore: rappresentare il piacere della lettura d’un dato genere, più che il testo vero e proprio. Ma soprattutto ho cercato di dare evidenza al fatto che ogni libro nasce in presenza d’altri libri, in rapporto e confronto ad altri libri. Italo Calvino