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La vita ci affronta

By 30 Marzo 2022 31 Marzo, 2022 No Comments

La vita ci affronta

Carlotta Rondana

Ho spesso sentito usare le espressioni affrontare la vita, come affronti la vita?, affrontare la situazione.

 

Fin tanto che mi sono accontentata di non comprendere il significato etimologico e sottile delle parole, ho potuto credere che affrontare significasse qualche cosa come agire in risposta, muoversi di conseguenza.

 

Affrontare v.tr. [ lat. Affrontare , der. Di frons frontis <fronte>] 1. Assalire, andare decisamente incontro a qualcuno, di solito con intenzione ostile. b. Esporsi deliberatamente a qualche cosa 2. Mettere di fronte, far combaciare.

 

Ciascuna di queste accezioni sovverte quanto basta l’idea che mi ero fatta dell’agire questo affrontare la vita e subito ho avuto l’intuizione, per quanto discutibile, che sia la vita ad affrontarci.

Una realtà umana quando viene alla luce, non assale, non va contro con intenzione ostile, piuttosto si ritrova esposta alla vita con la quale probabilmente avrà la sensazione di non combaciare mai pienamente.

 

Ogni realtà umana è unica con le sue peculiarità e sarà affrontata dalla vita senza soluzione di continuità proprio per il suo aspetto singolare e per la sua necessità di realizzare un’identità quanto più corrispondente a sé.
Il percorso di realizzazione di un’immagine e di un’identità non è una dimensione propria solo dell’individuo come singolo ma una necessità di affermazione di piccoli, medi o grandi gruppi sociali.

 

Ogni dimensione che decide di esistere non pone in essere un affronto, piuttosto una resistenza.
La resistenza nasce non contro qualche cosa, per quanto sia un’azione potenzialmente anche violenta, ma in risposta ad atti o minacce contro i diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo. Nella storia dell’uomo, fino ad oggi, le prevaricazioni sono provenute dal potere costituito o da regimi autoritari, da situazioni di oppressione politica o religiosa, e da occupanti ed invasori.

 

La questione in Siria, il conflitto Armenia – Azerbaijan, i Talebani in Afghanistan, sono episodi di una narrazione molto complessa.
Ciascuna di queste ed altre situazioni che ha visto nel tempo la necessità di una resistenza vive di persone che oltre ad affrontare le difficoltà tragicamente umane di un mondo di guerra, devono e scelgono di non rinunciare alla propria identità, alla propria ricerca d’immagine. Seppur questo corrisponda ad un enorme pericolo che si traduce in persecuzioni, violenze e torture.

 

Sembra che proteggere la propria identità e volerla realizzare sia un pretesto per l’aggressore per violare i diritti dell’uomo e annullare le sue volontà e le sue specificità piegandolo al volere dominante.
I regimi in zone dove avviene un’oppressione politica si armano di arresti, torture ed uccisioni.

 

In un superficiale ascolto del telegiornale della sera è facile trasformare gli accadimenti in uno sterile scontro tra fazioni, ma la violenza avviene nei confronti di persone che promuovono messaggi di pace e democrazia. Queste sono coppie di innamorati a volte costrette a strazianti distanze, studenti di medicina, di giurisprudenza, ed artisti. E quando le bombe colpiscono i civili, le stesse destinate ai ribelli che credono in una libertà basata su un’idea di uguaglianza, spesso la resistenza viene meno e chi vuole salva la vita è costretto a fuggire.

Carlotta Rondana

È nata a Roma nel 1989. Laureata in scienze politiche e relazioni internazionali è attrice formata al KostantLee studio con la coach Ilza Prestinari. Attrice di teatro di strada e ballerina professionista di tango argentino, comincia presto a lavorare in teatri di tutta Italia dal 2011 ad oggi. Per il cinema lavora come attrice con Pasquale Squitieri, Paolo Sorrentino e Ferzan Ozpetek. Vince il premio come miglior attrice nella sezione serie web al festival di Dublino. Negli ultimi due anni è stata impegnata in diverse produzioni cinematografiche e la casa editrice Ensamble ha pubblicato il suo primo romanzo Molo23.

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Omar Youssef Souleimane
All’inizio del 2011 la “primavera araba” esplode in molti paesi del Nordafrica e del Medio Oriente. In Siria la repressione è particolarmente violenta. Il regime in carica, presieduto dal dittatore Bashar al-Assad, non vuole saperne di aprirsi alle richieste di democrazia, giustizia e libertà dei giovani partecipanti alle manifestazioni organizzate a Damasco, Homs, Aleppo e nel resto del paese. Fin da subito fioccano gli arresti, le torture, le uccisioni. Joséphine, Youssef, Khalil, Rashid e altri, un gruppo di giovani impegnati che portano avanti un messaggio di pace e democrazia, vengono perseguitati. Personalmente, Youssef è innamorato a distanza, Rashid studia per diventare medico, Joséphine sogna di diventare avvocatessa dei diritti umani: le loro storie private si intrecciano con il corso di una rivoluzione che ben presto degenera in guerra civile. La polizia di Assad ha potere di vita e di morte sulla gente, il suo esercito bombarda le zone ribelli facendo strage di civili, e la situazione si complica quando gli integralisti islamici prendono il controllo della rivolta. Stretti tra due forze estremiste e ben armate, per i nostri giovani idealisti non c’è più speranza. Crollato il sogno della democrazia e del pacifismo, i pochi che non sono stati arrestati o uccisi saranno costretti alla fuga e all’esilio.