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Nella mente dell’assassino

By 20 Aprile 2022 No Comments

Nella mente dell’assassino

Antonio Fusco

Ed Kemper, conosciuto come il “Killer delle studentesse”. Iniziò la sua carriera criminale sparando a entrambi i suoi nonni quando aveva sedici anni. Successivamente uccise e smembrò sette studentesse universitarie nella zona di Santa Cruz. Infine, assassinò sua madre e una delle amiche di lei, prima di costituirsi alla polizia.

 

John Wayne Gacy, soprannominato “Killer Clown”. Rapì, torturò, sodomizzò e uccise 33 ragazzi adolescenti, seppellendoli sotto la propria abitazione o ammassando i loro corpi in cantina. Il nome con cui è diventato noto deriva dal fatto che amava intrattenere i bambini durante le feste, indossando un costume da clown e facendosi chiamare “Pogo il Clown”.

Theodore Robert Bundy, detto “Ted”, autore di almeno trenta omicidi di giovani donne tra il 1974 e il 1978. Ricordato dai media come un uomo affascinante, anche se era solito attirare l’attenzione delle vittime fingendo di essere disabile o in difficoltà. A volte ritornava sulla scena del crimine per avere rapporti sessuali con i cadaveri in decomposizione, almeno finché questi non fossero in una condizione tale da rendere tali atti impraticabili.

 

Charles Milles Manson, ritenuto il mandante dell’eccidio di Cielo Drive, in cui furono assassinati l’attrice Sharon Tate e quattro suoi amici. La donna, moglie del regista Roman Polański, era incita e a pochi giorni dal parto.

 

Richard Benjamin Speck, noto per aver rapito, torturato, stuprato e pugnalato a morte otto allieve infermiere del “South Chicago Community Hospital” di Chicago.

 

Lawrence Sigmund Bittaker e Roy Lewis Norris, soprannominati “Tool Box Killers”, gli assassini della cassetta per gli attrezzi, per via degli strumenti da lavoro con cui torturavano e uccidevano le proprie vittime, che insieme rapirono, stuprarono, torturarono e uccisero cinque ragazze in un periodo di poco più di cinque mesi nella California del sud nel 1979.

 

Che cosa hanno in comune queste persone, oltre al fatto di essere stati degli spietati assassini? 

 

Sono state tutte intervistate da John Douglas e Robert Ressler, quando entrambi facevano parte dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’F.B.I. I due investigatori, tra il 1979 e il 1983, intrapresero un lavoro di ricerca finalizzato alla comprensione delle caratteristiche degli autori di omicidi seriali o di omicidi senza apparente movente, delle dinamiche relazionali esistenti tra gli autori e le loro vittime, nonché del comportamento precedente, contestuale e successivo al delitto da parte degli aggressori. 

 

Gli special agent studiarono un questionario che venne sottoposto a 36 tra i più pericolosi assassini viventi negli Stati Uniti, con l’intento di individuare l’esistenza di rapporti tra la scena del crimine e la personalità dell’aggressore, il contesto sociale dal quale proveniva e il suo modo di esternare le  pulsioni criminali. I dati emersi, furono collegati ai rapporti di polizia, ai referti medico-legali e alle caratteristiche delle 118 vittime. Tutto ciò con lo scopo di sviluppare una scienza criminalistica, il criminal profiling, capace di ripercorre quelle strade al contrario. Cioè, in grado di poter arrivare a definire le caratteristiche di un assassino partendo da una corretta analisi della scena del crimine e delle modalità con le quali esso si è stato realizzato. 

 

Il motto che li accompagnava nella ricerca era: “Se volete capire l’artista, guardatene l’opera”.

Antonio Fusco

È nato nel 1964 a Napoli. Laureato in Giurisprudenza e Scienze delle pubbliche amministrazioni, è Funzionario nella Polizia di Stato e Criminologo forense. Ha lavorato a Roma e a Napoli. Dal 2000 vive e lavora in Toscana, dove si occupa di indagini di polizia giudiziaria. Scrive romanzi noir dal 2014. Per Giunti sono usciti con grande successo i romanzi della serie del commissario Casabona: Ogni giorno ha il suo male (2014), La pietà dell’acqua (2015), Il metodo della fenice (2016), Le vite parallele (2017), Alla fine del viaggio (2019), La stagione del fango (2020), Quando volevamo fermare il mondo (2021). Nel 2022 ha pubblicato con Rizzoli Io sono l'indiano. I suoi libri hanno ricevuto numerosi riconoscimenti.

Lettura consigliata
Mindhunter
John Douglas
C’è un solo modo per riuscire a dare la caccia ai serial killer in attività: comprendere come pensano, capirne i ragionamenti per quanto contorti, perversi e letali possano essere, e anticiparne così le mosse. Ma c’è un solo modo per entrare nella mente di un serial killer: parlare con i suoi «colleghi» e predecessori. Questa è stata l’intuizione di John Douglas, l’uomo che ha inventato il Criminal Profiling dell’FBI e che, per farlo, ha dovuto confrontarsi con le più atroci menti criminali del suo tempo. Per anni, John Douglas ha interrogato in carcere gli assassini e gli stupratori seriali, indagandone le ossessioni e le perversioni, fronteggiando in prima persona l’orrore e l’orgoglio di questi mostri, per poter dare la caccia ad altri mostri. Infinite conversazioni con uomini come Charles Manson, il più famigerato serial killer della storia. Con John Wayne Gacy, l’uomo che, vestito da clown, uccideva senza pietà. Con James Earl Ray, sicario di Martin Luther King… Questa è la storia vera e agghiacciante di un uomo che non ha avuto paura di affrontare il Male nella sua peggior incarnazione contemporanea, pagando anche un alto prezzo personale. Ed è per questo che la vita e la carriera di John Douglas sono la «bibbia» non ufficiale di tutti gli scrittori e gli sceneggiatori che hanno riscritto il concetto di «crime fiction» così come oggi lo conosciamo e amiamo.