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Solo in questo caso è amore

By 18 Ottobre 2021 No Comments

Solo in questo caso è amore

Raffaella Martinelli

Tra dipendenza e interdipendenza passa fondamentalmente una cosa: il desiderio di vivere pienamente o meno la nostra vita.

 

Diciamocelo, tutti abbiamo raccontato qualche piccola o grande bugia. Per sfuggire a una verifica a scuola, per non volerci assumere la colpa di un errore imperdonabile, o, perché no, per mantenere una sorta di “quieto vivere”.
Ma abbiamo anche conosciuto persone che, della menzogna, hanno fatto uno stile di vita elevandosi a “bugiardi patologici”.

 

ll bugiardo patologico può risultare spregiudicato e affascinante, tanto da imbrigliarci. E può far male, davvero molto male.

 

La sua intera esistenza ruota infatti attorno a bugie finalizzate unicamente a costruirsi, intorno e dentro, dentro ed intorno, un mondo surreale in cui essere sovrani e schiavi di situazioni emotivamente intense delle quali fa il suo pane quotidiano, attuando una strana forma di sopravvivenza. Tali stati di intensità sarebbero infatti altrimenti insostenibili per chi tende ad evitare un’intimità, e conseguentemente una profonda conoscenza di sé, per paura di scoprirsi “brutto/a”, “peggiore degli altri”, in riferimento a schemi e logiche duali e separativi. Quella che poi sarebbe, nei fatti, la vita nella sua pienezza, poco conta, perché se contasse sarebbe troppo, così come sarebbe troppo contemplare che l’errore fa parte dell’esistenza, è base del cambiamento, e sinonimo di crescita.
In questi casi, le bugie finiscono per alimentare un narcisismo, e un ego, ipertrofici, al punto che il resto del mondo, con le sue regole e la sua eticità, è nullo.

 

Il bugiardo patologico rinnega quell’elasticità che mira al non giudicare, dunque, a mettersi nei panni dell’altro con amore e con un fine condiviso: l’INTERdipendenza.

 

Non importa se le sue menzogne vengono smascherate, perché, anche in quel caso, negherà con forza l’evidenza, mettendo l’altro in crisi, profondamente in crisi. Perché purtroppo non si tratta di una mera facciata, il bugiardo patologico non sa, effettivamente, cosa sia la vergogna.
Non la prova, piuttosto che sentirsela addosso si rende capace di fare il possibile e l’impossibile affinché gli altri cadano nel torto, attraverso una capacità manipolativa cui si affida sempre e comunque, impedendosi rapporti intimamente paritari, cioè tra adulti.
È importante ricordare che, come ogni altro comportamento che offre protezione dallo stress, anche la bugia può dare dipendenza, ed è quindi molto difficile da disimparare.
Considererei anche di tener conto del fatto che, in certe persone, non esiste una reale motivazione a smettere: possono arrivare perfino a credere che mentire sia giusto al fine di proteggere le proprie situazioni condivise ed i vantaggi di cui sono succubi, in una sorta di pigrizia autolesionista che però non percepiscono poiché abituati a darsi la spinta solo attraverso lo stress.

 

Eppure, la soluzione c’è: lascia questa tipologia di individuo nelle proprie bugie, affidalo alla vita.

 

Se poi si renderà conto o no del male che sta facendo a se stesso/a nel costruirsi un rapporto interiore che “non c’è” non è affar tuo.
Non cadere nel desiderio di liberare la sua coscienza per allinearla alla tua, vibra come vibri, lascia andare!
Nessuna patologia può essere guarita se non da un’intenzione diversa da quella che l’ha creata.
Se la coscienza non cambia, importando in sé nuovi punti di vista, presi da qualcuno che non è “noi stessi”, nulla sarà diverso da come nasce. È uno spreco a cui è meglio non piegarsi.

 

Scrivo tutto questo in seguito ad una telefonata che ho ricevuto e durante la quale mi sono trovata a consolare paure e disistima in una persona cui voglio molto bene e della quale ho profonda stima.
Mi verrebbe anche da aggiungere che, c’è un momento, nella vita, in cui incontri qualcuno che è affezionato al “male” assai più di quanto non lo sia tu adesso: dipendente, pessimista, senza fiducia di sé né degli altri. Cerca di ricondurti nell’ombra, probabilmente solo perché la tua luce gli risulta scomoda, poiché illumina dettagli inammissibili sparpagliati qua e là lungo il suo cammino, nonostante tu tenti di tenerla a freno per non essere invadente. O forse per ricordarti che, quel “male”, piccolo o grande che sia, esiste anche dentro di te. E va riconosciuto e onorato per tutto ciò che ti ha insegnato.
Ebbene, se la sensazione che ti dà resta comunque quella di un piccolo demonio, tu, digli di no, usa il tuo “male” come specchio del suo, rendilo creatore non distruttivo. Poi, quando gli avrai mostrato i denti, diffondi le tue forze positive nel suo campo, vedrai, l’armonia e la pace torneranno a nutrirti e nutriranno anche lui/lei.

 

C’è da dire però, che in quel no, dovrà esserci onore, rispetto, e gratitudine, altrimenti il confronto diverrà una sfida ed ogni sfida vede qualcuno che vince, sì, ma anche qualcuno che perde.
E qui, il conflitto, diverrebbe infinito. Perché accettare di perdere non fa parte della mentalità di un bugiardo/a cronico/a.

 

E ripenso ad un libro magico, che tanto mi ha raccontato delle relazioni.
Che diceva:

 

La terza possibilità è l’interdipendenza. Accade assai raramente, ma ogni volta che accade, una parte di paradiso cade sulla terra. Accade tra due persone: né dipendenti, né indipendenti, ma in profonda sincronia tra loro; come se respirassero uno per l’altra, un’anima in due corpi: ogni volta che accade, accade l’amore.
Solo in questo caso è amore.

Raffaella Martinelli

ha percepito presto che la sua felicità era strettamente correlata al benessere di tutto ciò che aveva intorno. Reporter turistico, terapista sistemico-relazionale, collezionista di sogni, esploratrice del caos, ghost-writer, ama da sempre girare il mondo, viaggiare le dimensioni dell’anima, denudare cuori, e ricercare stelle danzanti con cui condividere il grande spettacolo della vita ed i suoi misteri.

Lettura consigliata
In amore vince chi ama
Osho
C’è un libro di Osho che più di tutti gli altri ha conquistato i lettori italiani: Con te e senza di te, le riflessioni del mistico indiano sulle relazioni umane. A quasi dieci anni di distanza, In amore vince chi ama è il seguito ideale di quel testo nonché il suo completamento, per cogliere nella totalità il messaggio di Osho sui temi dell’amore. Trasformare il sesso in un’esperienza sacra, guarire la malattia dell’ego e uscire dall’isolamento e dalla solitudine, distinguere tra dipendenza, indipendenza e interdipendenza, superare la gelosia e la routine… Illuminante, spiazzante, a volte quasi disturbante come lo sono le parole che colgono nel segno, questo libro può essere letto come una vera e propria terapia (d’urto) per il mal d’amore.