«Mentre sono così indaffarati arriva un altro messaggio: il cronopio è caduto giusto giusto sulla sorgente della fontana, e di là comunica che tutto procede più che male, fra insulti e lacrime informa che i panini sono tutti al prosciutto, che per quanto guardi e scruti fra i panini al prosciutto non uno è al formaggio».
Storie di cronopios e di famas, Julio Cortázar
Può capitare che ci si svegli in una tonalità di pantone-case-provvisorie di frequente, se si continua a spatriare in giro senza trovare un punto fermo e che, svegliandosi in un pantone-case-provvisorie accada che la cucina della casa provvisoria sia vestita di Pantone 2021, magicamente al passo coi tempi senza saperlo: la guardo da quando sono arrivata, giorni fa, e mi ripeto, ogni volta che ho un buco tra i pensieri, Ultimate Grey e Illuminating.
«Un cronopio si costruì una casa e, fedele alla tradizione, sistemò nel portico una serie di lastre che comprò o che fece intagliare appositamente. La sistemazione delle pietre era stata studiata in modo che le si potesse leggere una dopo l’altra. La prima diceva: “Benvenuti coloro che giungono a questa soglia”. La seconda diceva: “La casa è piccola ma il cuore è grande”. La terza diceva: “L’ospite è il calore del focolare”. La quarta diceva: “Quel che è mio è tuo”. La quinta diceva: “Questa annulla tutte le altre. Fila via, bastardo”».
Questa casa non è un albergo (e meno male), anche se in questo anno ho trovato più di un albergo che è stato casa. Certi giorni sono lunghi e impegnativi e sembrano anni e puoi cambiare umore così tante volte che quasi non ti stai dietro neanche tu, ma poi mangi un croissant farcito e pensi che bisogna sempre e comunque concentrarsi su quello che c’è di buono (e ultimamente ne sei veramente convinta).
Certi Croque Monsieur sono pesanti come un dinosauro, anche se li dividi con qualcuno.
Certi pensieri e certe risate e certe battute fanno il paio e vanno salvate.
Certi portatili hanno una vita tormentata perché si perdono nei meandri di Windows, mentre i padroni passano il tempo a chiedersi se sono più cronopios o famas, ma non è facile darsi una risposta. Calvino, nostra salvezza e luce, scrisse così:
«Dire che i cronopios sono l’intuizione, la poesia, il capovolgimento delle norme, e che i famas sono l’ordine, la razionalità, l’efficienza, sarebbe impoverire di molto, imprigionandole in definizioni teoriche, la ricchezza psicologica e l’autonomia morale del loro universo. Cronopios e famas possono essere definiti solo dall’insieme dei loro comportamenti».
Certo cioccolato amazzonico biologico può avere un sapore troppo forte e un amico può ridartelo, istintivamente, come un bambino, dopo averlo assaggiato e cercare conforto in un più classico cioccolatino di una nota marca di cui non farò il nome.
Certi cortili interni sono belli perché – in fondo – sono sempre una sorpresa nascosta.
Certe porte non si trovano più, mi dici, e certi parcheggi meriterebbero un applauso, aggiungi, vestendo le tue parole di Ultimate Grey, mentre io ti guardo con occhi Illuminating: ha parcheggiato da famas e io – amica molto solidale, ma così poco abituata alla giungla urbana vista con gli occhi degli automobilisti feroci – lo ascolto distratta e aspetto che cada una speranza, di quelle che non si muovono e, infatti, non cade.
La nostra conversazione lascia me, cronopio-triste-solitario-y-final, rincasato spento, trasformato Ultimate grey. Maledetta giungla urbana: io volevo regalarti Rayuela e tu, invece, amico mio, hai dimenticato la tua copia di Storie di cronopios e di famas sul tavolo, di un pantone-tavolo-della-nonna che, forse, cambierei e toglierei da questa cucina.
«I cronopios invece, questi esseri disordinati e tiepidi, sparpagliano i ricordi per la casa, allegri e contenti, e ci vivono in mezzo e quando un ricordo passa di corsa gli fanno una carezza e gli dicono affettuosi: “Non farti male, sai”, e anche: “Sta’ attento, c’è uno scalino”. Questa è la ragione per la quale le case dei famas sono in ordine e in silenzio, mentre le case dei cronopios sono sempre sottosopra e hanno porte che sbatacchiano. I vicini si lamentano sempre dei cronopios e i famas scuotono la testa comprensivi, e vanno a vedere se i cartellini sono sempre al loro posto».
Certi momenti non li racconta nessuno, invece, e sono quelli più importanti: sfumature nascoste come i cortili e come i pantone non dichiarati. E sono quei momenti che ti insegnano verità forse inconfutabili. E sono la molla per continuare a camminare meglio.
Certe volte, rifletti, con gli amici più cari: pensi che l’amore non sia altro che un capriccio – in fondo – se non è reciproco e i due Pantone del 2021 – invece – sono i colori dell’ottimismo, della resistenza, della luce e della voglia di equilibrio che abbiamo ritrovato e che non vorremmo perdere più, mentre cerchiamo di custodirla nel reticolo pragmatico e sicuro delle nostre certezze. Questa cucina me lo vuole ricordare, prima di mollarla per rivederla chissà quando: siamo un doppio pantone, siamo famas e ancor più cronopios.
Certe giornate sono un Pantone che non ho ancora definito, ma forse un giorno troveranno un nome preciso, o forse resteranno sempre un po’ cronopio e un po’ fama.
«Le speranze, sedentarie, si lasciano viaggiare dalle cose e dagli uomini, e sono come le statue che bisogna fare un viaggio per vederle perché loro non si disturbano».
Riparo i miei grigi pezzi rotti col giallo più luminoso, capisco che è la cosa più saggia da fare, non mi lamento dei panini, anche se, un po’, sì.
Kintsugi, forse non è la parola più esatta, ma è la prima che mi viene in mente: accumulo acrilici luminosi e illuminanti, è l’idea migliore che mi sia venuta negli ultimi mesi, ma anche la più inutile.